Torino, venerdì 10 maggio 2024
Il Convegno si è tenuto il 10 maggio 2024 presso l’Orto Botanico di Torino ed è stato co-organizzato da UGIVI, Accademia di Agricoltura di Torino e OICCE, Organizzazione Interprofessionale per la Comunicazione in Enologia, con il patrocinio della Regione Piemonte e di numerose istituzioni del settore. Una registrazione del convegno è disponibile sul canale YouTube dell’Accademia. Il convegno, coordinato dal socio UGIVI Dr.Alberto Cugnetto, ha portato all’attenzione della filiera le prospettive di miglioramento genetico che si aprono per la viticoltura piemontese. Le tecniche di evoluzione assistita (TEA) possono rappresentare una valida risorsa per una viticoltura, quella piemontese, che ha l’obiettivo di ridurre sensibilmente l’uso dei fitofarmaci, in ottemperanza agli obiettivi del green deal europeo ed in sintonia con la sensibilità della filiera, rispetto alle politiche di sostenibilità. L’interesse prioritario è il mantenimento della base ampelografica regionale, ricca di vitigni autoctoni e minori, la cui coltivazione in alcuni casi è fortemente minacciata dagli effetti del cambiamento climatico e da alcuni patogeni, anche di recente introduzione. Le TEA offrono infatti nuove opportunità nel campo del miglioramento genetico in viticoltura, con l’obiettivo di aumentare la resilienza della vite ai patogeni e allo stress idrico. Ad esempio, il genome editing consente di modificare il DNA di una pianta in modo preciso e mirato, senza introdurre altri geni estranei alla specie. Può essere utilizzato per modificare i geni delle piante in modo da renderle più tolleranti o resistenti ai patogeni, mentre la cisgenesi può essere utilizzata per trasferire geni tra piante del genere Vitis, facilitando quello che avverrebbe in natura o tramite gli approcci di miglioramento genetico tradizionale. A differenza delle attuali tecniche di ibridazione o incrocio, le TEA consentirebbero pertanto di migliorare i vitigni esistenti mantenendo sostanzialmente intatto l’attuale patrimonio ampelografico.
La possibilità di introdurre queste nuove tecniche in ambito agricolo è attualmente in discussione a livello Europeo, ed è attesa una pronuncia del Consiglio Europeo che dovrebbe concludere l’iter normativo iniziato ormai qualche anno fa, differenziando le TEA dalle tecniche che permettono di creare OGM, per i quali la normativa regola in modo molto stringente la coltivazione. L’uso delle TEA potrebbe sollevare alcune questioni etiche, legali e ambientali che devono essere prese in considerazione, legate alla protezione intellettuale di vitigni editati, alle interazioni con l’agroecosistema e alla potenziale riduzione della biodiversità viticola, qualora venissero privilegiati i vitigni internazionali di più ampia diffusione.
La prima parte del convegno, moderata dal prof. Sergio Lanteri del DISAFA, ha permesso di trattare la tematica in modo multidisciplinare con presentazioni frontali che hanno coinvolto esperti delle rispettive discipline. La dr.ssa Ivana Gribaudo dell’IPSP – CNR, ha riassunto le principali tecniche di miglioramento genetico della vite, ripercorrendo le tappe storiche che hanno permesso di rivoluzionare la viticoltura moderna, fino alle tecniche che recentemente hanno permesso di ottenere varietà tolleranti (PIWI) alle principali patologie fungine viticole (Peronospora e Oidio), e nuovi portainnesti performanti, capaci di meglio adattarsi alle diverse condizioni ambientali. Questo percorso è stato notevolmente velocizzato grazie a tecniche di breeding assistite da marcatori molecolari (MAS) che permettono di operare degli screening molto precoci sul materiale ottenuto da ibridazione, velocizzando notevolmente il percorso di selezione di nuovi genotipi.
È stato infine trattato l’argomento TEA informando in merito alle potenzialità del genome editing e della cisgenesi, come ulteriore step innovativo.
L’intervento del Dr.Giorgio Gambino dell’IPSP – CNR ha focalizzato l’attenzione sulle tecniche biomolecolari utilizzate per ottenere individui migliorati con le tecniche di evoluzione assistita, che prevedono essenzialmente due approcci, la cisgenesi e il genome editing.
Dopo aver ampiamente descritto le differenze sia in termini biotecnologici delle due tecniche sopra citate, ha portato all’attenzione dei partecipanti i recenti risultati della ricerca applicata in ambito viticolo, in particolare sull’ottenimento di somacloni di Nebbiolo (questi non assimilabili a individui modificati con TEA) e di individui editati per la modifica di alcuni caratteri. Nonostante siano ancora sperimentazioni iniziali, anche in considerazione della particolare difficoltà a lavorare con un vitigno come il Nebbiolo poco propenso a fornire materiale somaclonale, la sperimentazione offre delle ottime prospettive di sviluppo, in attesa di certezze normative che permetteranno la coltivazione in pieno campo.
A seguire gli interventi degli avvocati Diego Saluzzo, Presidente UGIVI e Paolo Veronesi, che hanno rispettivamente parlato della normativa applicabile e delle prospettive in termini di protezione della proprietà intellettuale dei prodotti ottenuti con le TEA.
Diego Saluzzo ha ripercorso le tappe normative che hanno portato ai recenti provvedimenti europei, che riconoscono le TEA come tecniche utilizzabili in abito agricolo europeo. È arrivata dalla Commissione Europea la prima proposta di normativa che deve ora completare il suo iter. Recentemente, il 7 febbraio 2024, la proposta è passata al Parlamento Europeo e ora la proposta deve essere negoziata in Consiglio. Questa prevede una procedura diversa per l’immissione sul mercato per diverse tecniche. Si divide fra Ngt, categoria 1, ovvero quelle piante considerate equivalenti alle piante ottenute con miglioramento genetico tradizionale e Ngt, categoria 2, che invece, se approvata la normativa, rientrerebbero nella legislazione prevista attualmente per gli Ogm. Entrambe le categorie sarebbero escluse dalla produzione biologica. Di importanza strategica anche la possibilità di avviare delle sperimentazioni in pieno campo e le successive implicazioni legate all’etichettatura degli alimenti prodotti con materie prime ottenute da TEA.
Infine, è stato tracciato un quadro più ampio a livello internazionale che vede già molti paesi utilizzare materiali vegetali ottenuti da TEA, in parte (es. quelle ottenute da Genome Editing) non rintracciabili neanche con moderne analisi di laboratorio.
Paolo Veronesi ha focalizzato l’attenzione sulla brevettabilità di questi nuovi individui, che vedrà a livello europeo il divieto totale di brevettare le piante ottenute con TEA, questo per evitare incertezze giuridiche e costi aggiuntivi per agricoltori. Questo divieto è stato introdotto per mantenere l’accesso libero alle nuove varietà vegetali e sostenere una transizione agricola più verde e sostenibile.
Questa impostazione si scontra però con una realtà complessa, che vede approcci diversi nei diversi paesi terzi, anche in relazione agli accordi TRIPS che regolano la proprietà intellettuale.
L’ultima relazione frontale presentata dall’ Agronomo e divulgatore scientifico Maurizio Gily, ha trattato l’argomento dal punto di vista etico e strategico. Nel suo intervento ha messo a confronto le posizioni della comunità e le differenti posizioni delle associazioni agricole, rispetto ad una tematica che risulta ancora divisiva, perché talvolta poco compresa e mal comunicata.
Sono stati evidenziati rischi e opportunità dell’utilizzo di vitigni ottenuti con TEA, le implicazioni agroecologiche legate al rischio di perdita di biodiversità viticola e, di eccessiva pressione selettiva nei confronti dei principali patogeni della vite, delle possibili strategie di medio e lungo periodo per la mitigazione di questi rischi, senza tralasciare gli attuali vincoli imposti dalla legislazione di settore e dai disciplinari di produzione, in merito all’introduzione di nuove varietà e cloni omologati.
Il convegno si è concluso con un tavolo di discussione moderato dal dott. Pierstefano Berta di OICCE, che ha visto partecipare esperti del settore in diverse discipline, in rappresentanza dell’impresa e della filiera e del mondo della ricerca. Si è parlato del grado di innovazione e di organizzazione necessario per lo sviluppo territoriale di strutture specializzate, per sostenere un nuovo programma di miglioramento del patrimonio ampelografico piemontese. Infine, è stato posto l’accento sul ruolo della governance nel presidiare l’argomento, e nel governarne il processo qualora fossero autorizzate, così come avvenne in passato, con l’esperienza pubblica di selezione clonale dei principali vitigni piemontesi.